EDUCARE IL CUORE CON LA PEDAGOGIA DELLO SGUARDO
L’osservazione, la progettazione e la valutazione si pongono in uno schema circolare: l’osservazione permette di conoscere e accompagnare ciascun bambino nella sua crescita, la valutazione non è la conclusione di un percorso, quanto piuttosto un momento di riflessione che porterà a orientare nuovamente la progettazione del passo successivo. Questo è ciò che rende dinamico l’insegnamento e che consente in pratica la centralità della persona nella relazione.
La valutazione non è rivolta al singolo, ma si occupa del processo educativo e didattico e coinvolge tutto il gruppo dei docenti. Il processo del documentare ha lo scopo di rendere visibile ciò che si fa a scuola. Esiste quindi una documentazione di ciò che la scuola è, di ciò che si prefigge, e di cosa intende fare, esiste poi una documentazione di ciò che si è fatto, quest’ultima è sostanzialmente una narrazione, un racconto.
Poiché il cammino educativo non è mai lineare, anche la strada che si percorre insieme è fatta di svolte, di passaggi,d’incroci. Nella documentazione delle attività didattiche è necessario quindi porre particolare attenzione a raccontare il punto di partenza (le premesse e le intenzioni), il cammino (ciò che si è fatto e perché) e il punto di arrivo (cosa abbiamo imparato), affinché i bambini, le famiglie e le insegnanti, possano fare memoria e aggiungere questo pezzetto di strada al cammino più ampio del percorso educativo della persona.
L’attività didattica viene documentata dando forma e colore alle esperienze proposte. La storia e le esperienze che i bambini compiono viene documentata in un dossier in cui viene raccolto ciò che di più significativo il bambino fa a scuola e che segna la sua crescita e la sua maturazione. Negli anni viene costruito un Portfolio per ciascun bambino, che raccoglie il percorso formativo insieme ad alcuni elaborati che diventano la sua storia. Questo strumento viene consegnato alla famiglia, al termine del percorso scolastico, ed è il documento di passaggio nel raccordo con la Scuola Primaria.
Il curricolo delle competenze è l’espressione della libertà d’insegnamento e dell’autonomia scolastica e, al tempo stesso, esplica le scelte della comunità scolastica e l’identità della scuola. Il documento viene ripreso e rivisto in sede di Collegio ed è consultabile in segreteria della scuola. Il piano di lavoro e l’unità di apprendimento sono gli strumenti attuati dall’insegnante affinché sia più chiaro il proprio pensiero pedagogico, e l’agire sia giudicato e prenda sempre più senso e valore ai fini dell’apprendimento del bambino.
Il questionario di gradimento dato alle famiglie, ci permette di avere un quadro di verifica e miglioramento d’offerta formativa. Altro strumento di autovalutazione importante ai fini del piano di miglioramento sono le relazioni di fine anno di conoscenza membro del Collegio Docenti, utile per verificare l’oggettivo stato di clima che si respira nella scuola.
- P.A.I.
Il Piano Annuale per l’Inclusione (PAI), come da Circolare Ministeriale n. 8 del 6 marzo 2013, prevede di esplicitare nel PTOF l’impegno programmatico per l’inclusione, definendo gli obiettivi, l’organizzazione dei tempi e degli spazi per permettere la crescita, la valorizzazione e la realizzazione di ogni bambino. Insieme al PAI viene steso il PDP (Piano Didattico Personalizzato) per ogni bambino non certificato.
La nostra scuola desidera essere aperta all’inclusività, lavorando in stretta collaborazione con le famiglie attraverso incontri mensili in cui si definiscono obiettivi comuni di crescita, attivando una fitta rete con gli specialisti e i servizi sociali del territorio, rispondendo così a tutte le difficoltà degli alunni, facilitando e promuovendo lo sviluppo, l’apprendimento delle competenze, e accompagnando ogni bambino alla partecipazione attiva nella realtà scuola.
Partendo dal termine accoglienza si intende sottolineare come per chi opera nella nostra scuola, è importante non tanto ottemperare ad una normativa, ma dare valore innanzitutto alla persona e al rapporto educativo che si crea tra chi accoglie e chi viene accolto, e di conseguenza operare affinché l’incontro con l’esperienza scolastica sia un reale cammino di crescita educativa e didattica per le persone coinvolte.
Parlare inoltre di bambini in e non con difficoltà vuol sottolineare uno sguardo con cui si affronta la difficoltà: essa non è definitiva rispetto alla dignità della persona e alle sue potenzialità, non riduce ad una diagnosi ma apre ad una possibilità, è in divenire e riferita a determinati contesti.
L’accoglienza di bambini in difficoltà, se prende origine da tale sguardo, si deve caricare di ragioni affinché possa accadere nel contesto scolastico che la caratterizza. Accogliere un bambino è mettere al centro l’io e il suo bisogno.
Il bambino portatore di handicap o in difficoltà è visto prima di tutto come persona: prima di tutto c’è il suo essere bambino, c’è il desiderio del suo cuore uguale a quello di ogni persona, c’è il suo diritto e dovere di crescere, di imparare, di scoprire la sua persona e la realtà. Il limite o la difficoltà di cui è portatore è visto non come una condizione che determina un problema, ma come espressione di un bisogno particolare a cui occorre dare l’attenzione e la risposta necessaria.
Affinché il percorso di un alunno in difficoltà sia unitario occorre un lavoro di rete e collaborazione tra famiglia, insegnanti e in alcuni casi con gli specialisti: la coordinatrice disabilità della Fism, a cui la nostra scuola fa riferimento, in collaborazione con la coordinatrice didattica e gli insegnanti di sezione, la rete disabilità di RETE SALUTE, accoglie le richieste emerse dopo l'osservazione e cura il contatto con le famiglie attraverso un dialogo personalizzato finalizzato a mettere in luce le problematiche da monitorare; infatti, pur con compiti diversi, tutti concorrono allo stesso scopo.
Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è il documento nel quale sono riportati gli interventi mirati per l’integrazione scolastica dei bambini con disabilità certificata. Il PEI è redatto dal personale insegnante curricolare, l’assistente educativa, la coordinatrice in collaborazione con i genitori e con gli specialisti.
Essendo un documento ampio che ha come fine quello di garantire al bambino il pieno sviluppo del suo potenziale oltre che al suo sentirsi parte nel gruppo della sezione. Il PEI viene completato con il PCF (Piano Dinamico Funzionale) e con la modulistica ICF (International Classification of Functioning). Il PEI dovrà essere consegnato alla famiglia alla fine dell’anno di frequenza della Scuola dell’Infanzia, e la famiglia lo consegnerà alla scuola successiva.
Il primo contatto: l’accoglienza e l’ambientamento.
“Accoglienza e personalizzazione” sono le parole chiave per comprendere e contestualizzare la nostra attività educativa. Accogliere e personalizzare significa per noi avere a cuore la possibilità di successo per ciascuno dei nostri alunni, anche quelli in difficoltà, nella consapevolezza che l’esperienza del “sentirsi accolti e amati” sia il terreno più adeguato per qualsiasi azione educativa. Tale esperienza chiama in gioco il bambino in prima persona, ed il suo sviluppo riguarda tutta la persona: è l’uomo intero, infatti, nella sua integralità che entra in rapporto col maestro e con la realtà. Per noi accogliere un bambino significa guardarlo per quello che è e non quello che “deve diventare” o “deve essere”.
È importante che la frequenza del bambino appena iscritto nella scuola dell’infanzia avvenga in modo graduale, ciò gli permetterà d’individuare punti di riferimento tra le persone, le cose e lo spazio, e gli consentirà di ambientarsi e di vivere in modo sereno il momento del distacco dai genitori.
L’insegnante di riferimento è l’elemento di sicurezza, che tuttavia lascia libero il bambino di agire secondo ritmi e interessi propri, è un nuovo legame che rassicura e che garantisce la libertà di muoversi in spazi altrettanto rassicuranti. Tutti i genitori dei nuovi iscritti entro giugno saranno invitati ad un incontro con la nuova scuola. In tale occasione le famiglie conosceranno tempi e modi dell’ambientamento, riflettendo insieme sul significato del primo distacco.
A partire dal mese di aprile, la coordinatrice propone un colloquio ai genitori dei nuovi iscritti per avere da loro informazioni relative alle caratteristiche del bambino ed alla sua storia (chiamato Colloquio Preliminare). La coordinatrice presenterà tutte le insegnanti.
Il progetto gemellaggio è nato nel settembre 2007 con la Scuola dell’Infanzia San Desiderio di Correzzana, voluto dapprima dalla richiesta del parroco di Correzzana e dall’amicizia nata tra le coordinatrici e condivisa con tutto il corpo docenti, a partire da settembre 2020 la scuola San Desiderio ha deciso di staccarsi dal progetto, successivamente con la Scuola dell’Infanzia A. Ratti di Rogeno, e la Scuola dell’Infanzia Tabiago
Don Luigi Boffa. Tutto questo ci ha permesso di condividere da subito il progetto educativo e didattico da proporre ai bambini delle nostre scuole. Il progetto vede anche la preparazione di momenti comuni: gite, rappresentazioni teatrali, feste, e collegi docenti allargati.
L’unità didattica tra le scuole permette un ampliamento dell’offerta formativa in quanto la ricchezza di contenuto viene presentata, discussa, realizzata e vissuta dal Collegio Docenti in primis, dai Consigli d’Amministrazione, e da tutti i genitori delle quattro realtà scolastiche implicite nel progetto.